martedì 16 settembre 2014

Il Torrente Epperò


Il Torrente Epperò nasce dalle appendici del Monte Cunno, nel Pennino Fosco-Lugano. Dopo aver formato il L’ago Erore e la Cascata Rovinosa, scorre nella Val Nerchia e si butta via. Attraversa i comuni di Sollazzo, Spasso e Baraonda Sottana, dove è attraversato da tre armeni ponti di sospensione. Sulle sue rive omertose si pratica la pesca dell’orchio maggiore, dalle carni privilegiate, che si conserva fino alla data indicata sul tetro della confezione. Può contenere tracce di anidride solforosa e di frutta a guscio (aracnidi). Famoso anche l'infrattamento concupiscente, esercitato con grande soddisfazione di critica e di pubblico (da qui il nome dell’idromino). 

Sulle sponde dell’Epperò si combattè nel 1795 la battaglia anonima, che vide confrontarsi le forze rivoluzionarie e quelle perpendicolari alla Direzione, che vide la vittoria delle prime sulle seconde esattamente in questo ordine. Da quel momento la Val Nerchia fu contesa avanti e indietro, con grande soddisfazione fino al Monte Cunno. Nell’anniversario della battaglia si svolge una magnifica celebrazione con gli abitanti che vanno a Spasso in ordine sparso. 

Tra le bellezze storico-culturali della valle si segnala la Certosa di Baraonda, circondata da capitelli gotici e bodoniani, in grassetto sottolineato, con il ciclo di freschi di Santa Patanza, capolavoro della scuola del Gonorrea (ca. 16 settembre 1514).

mercoledì 3 settembre 2014

5 Pezzi di MRG per MFB

Maria Rosaria Gallo è un’amica artista, gallerista, promotrice di eventi culturali e artistici, con la quale ho condiviso un paio di piccole ma gloriose avventure intellettuali. È tra le animatrici di Pramantha Arteteca e Pramantha Contemporary Art Gallery, che operano tra la Calabria e il mondo intero per promuovere cultura, bellezza e conoscenza. Durante l’estate si trovava per lavoro a Vilnius, in Lituania, e ha trovato il tempo per raccogliere alcune cose che aveva scritto, buttandone giù anche delle nuove. Me ne ha inviata una, che mi ha subito colpito per il gusto leggero del gioco di parole e il ritmo ripetuto da filastrocca, o da mantra, come dice lei: 

Il mantra della t 

Note aggiungendo una t si fa notte 
Brute aggiungendo una t si fa brutte 
Fate aggiungendo una t si fa fatte 
Notte brutte fatte 
Note brute fate 

Peto aggiungendo una t si fa petto 
Culo aggiungendo una t si fa culto 
Sano aggiungendo una t si fa santo 
Petto culto santo 
Peto culo sano 

Visa aggiungendo una t si fa vista 
Casa aggiungendo una t si fa casta 
Posa aggiungendo una t si fa posta 
Vista casta posta 
Visa casa posa 

Mano se aggiungo la t si fa manto 
Paro se aggiungo la t si fa parto 
More se aggiungo la t si fa morte 
Mare se aggiungo la t si fa Marte 
Manto parto morte Marte 
Mano paro more mare. 

Non si tratta ovviamente di versi scritti per attingere ai mondi iperuranici o per redimere il mondo dal dolore. Si tratta di gradevole scrittura venata di nonsense, che mi ha ricordato certe opere anglosassoni o, per restare qui da noi, di Giulia Niccolai. Ho chiesto allora a Maria Rosaria di farmi conoscere altre sue composizioni, che abbiamo poi deciso di condividere qui su Popinga. Mi è piaciuta particolarmente l’ultima, Sbatto, dal ritmo hip-hop e invito ad affermare nonostante le difficoltà il proprio essere e le proprie idee, oggi quanto mai necessario in una realtà sociale avvolta dal torpore e pervasa dalla rassegnazione. 


Oh Cara! (Inno alla buone maniere) 

Oh Cara cara mia 
Caramente cupa e pia 

Oh cara cara sei 
Cordialmente tu e lei 

Oh Cara perchennò! 
Io tu mimì e cocò. 

Oh Cara stai da sballo 
Farai impazzire pinco pallo 

Oh cara stammi bene 
Chiaramente senza pene 

Oh cara: see you soon 
Alla prossima Blue moon. 


Il Don del Din don dan 

Don din dan, Din don dan 
Din don dan, Dan din don 

Se lo dice don Armando 
Sai bene dove e quando 
Se lo dice don Antonio 
Non hai paura del demonio

Se l'assicura don Giuseppe 
Ti ritrovi tra le steppe 
Se la racconta don Adamo 
Non resisti più al richiamo 

Don din dan, Din don dan 
Din don dan, Dan din don 

Se t'ascolta don Luigi 
È la fine dei litigi 
Se t'assolve don Francesco 
Ti risparmi pure il fresco 

Ma se leggi donnu Pantu 
Tutto è chiaro per incanto 
E se ad offrire è Don Vito 
Non rifiuti con il dito 

Don din dan, Din don dan 
Din don dan, Dan din don 

Di don ce ne son tanti e suonan le campane 
Segui quel che più ti piace e sono aperte le dogane. 


Italia

Italia che ammalia 
Italia che bella! 
Il sole la cuoce
in una padella 

Italia stagioni 
Italia splendore 
La pioggia l'inonda
lava l'ardore 

Italia che danza
Italia che sagra
Il buio è alle porte 
non vedi che è magra 

Italia che esiste 
Italia che assente 
L'aurora che s'alza 
brucia il presente 


Sbatto 

Perso nei pensieri io 
Sbatto 
Gemito urlo e me ne 
Fotto 

Angoli di casa angusti ad uno 
Scimmio 
Li so li prendo non li vedo e 
Bestemmio 

Da seduto resto fermo ma mi 
Manca 
Quella porta che m'aspetta dentro 
L'anca 

Tutto viene dal sentire nello 
Spazio 
L'urto corpo-mente e mi 
Sazio 

Sbatto in alto sbatto in basso sbatto 
Ovunque 
La legge delle stelle geometra 
Chiunque 

Tutto è chiuso tutto è aperto io 
Sento 
Demolisco i confini e non mi 
Pento 

Eppure sbatto. 

Pulsante nei pensieri io 
Sbatto 
Grido barcollo e me ne 
Fotto