lunedì 3 marzo 2014

L’educazione matematica di Marcel Pagnol


“Il volume della sfera qual è? 
Quattro terzi pi greco erre tre” 

Ho ricevuto un’istruzione, letteraria, ho fatto i miei “studi umanistici”, come tutti. Significa che a venticinque anni possedevo un certo numero di diplomi universitari, potevo leggere in lingua originale Omero, Virgilio, Goethe e Shakespeare. Ma credevo, in tutta buona fede, che il quadrato di tre fosse sei. 
Avevo, naturalmente, seguito al liceo dei corsi di matematica e di scienze, ma erano dei corsi ad uso dei “letterari”, corsi tronchi, sommari, e che sorvolavano sui ragionamenti per arrivare alle formule, Perché noi eravamo incapaci di seguire i ragionamenti, e in più non c’era il tempo, con due ore alla settimana, di imparare tutta la geometria, l’algebra, l’aritmetica, la fisica, la chimica e l’astronomia. Il nostro buon insegnante, che si chiamava Monsieur Cros e che ci vendeva (in perdita) dei corsi ciclostilati, mostrava per noi molta tenerezza e molto disprezzo. Quando ci spiegava qualche bella formula, ci diceva “Non posso spiegarvi come ci si arriva, non capireste, ma cercate di impararla a memoria. Vi assicuro che è esatta, e che ha delle basi solide”. Insomma, non era un corso di scienza: era un corso di religione scientifica, era una continua rivelazione di “misteri”. 
Ecco perché, dieci anni più tardi, ho aperto un giorno un libro di fisica: ecco perché l’ho letto da cima a fondo.

(…) 

Talvolta, quando un allievo gli faceva una domanda, Monsieur Cros azzardava una spiegazione, ma veloce, leggera, deformata, senza entrare nel vivo dell’argomento, come un uomo beneducato che è costretto a raccontare una storia oscena davanti a delle signore. Egli “abbozzava”. 
Tra le formule che ci dava, alcune erano incantevoli. Declamava, dall’alto della sua pedana: 

La circonferenza è fiera se la omaggio 
facendo 2π per il raggio,
e il cerchio è deliziato 
di valere π per il raggio al quadrato. 

E sorrideva. Come per dire: “Siccome siete dei “letterari”, vi regalo della poesia”. 
Dopo un simile poema, ci guardava, gioioso e soddisfatto, come per dire “Allora, non la conoscete, questa?” E tutta la classe, stupita dalla fierezza della Circonferenza e conquistata dalla delizia totale del Cerchio, esprimeva la sua ammirazione con dei lunghi muggiti. 
Monsieur Cros colpiva allora la sua cattedra con un enorme compasso di legno e diceva: “Vedete, signori, non disprezzate la Musa, quando viene in aiuto alla Scienza”. 

Diceva anche: 

Il volume della sfera, 
purché presa tutta intera, 
è uguale a 4/3 π erre tre, 

Prendeva tempo. – un tempo di una ventina di secondi. 
Guardava la classe, da Yves Bourde a Averinos. Poi, sottovoce, l’indice levato, l’occhio semichiuso, aggiungeva: 

anche quando di legno è. 

Dava una grande importanza a questo verso finale, e lo lanciava con una specie di trionfale severità. Ma non si rivolgeva più a noi: parlava alla Sfera stessa. L’avvisava, l’avvertiva: qualsiasi sotterfugio avesse usato, per quanto grande fosse la sua malafede, in qualsiasi materia si fosse trasformata, alla maniera di Proteo, che fosse piena, scavata, pesante o leggera, d’acciaio o di grafite, di manganese, di rame, di gesso o di zinco stagnato, e persino (supremo rifugio) “anche quando di legno è”, non sarebbe sfuggita alla formula implacabile dove la geometria l’aveva imprigionata: era presa, misurata, vinta, solo premendo il grilletto di quest’arma terribile: 4/3 π erre tre, “anche quando di legno è”. 
Lei, rotonda e cicciotta, noi si stendeva il suo cadavere su una pagina piatta, solo premendo il grilletto di quest’arma nichelata: 4/3 π erre tre, anche quando di legno è. 
Dopo questo trionfo, Monsieur Cros prendeva dell’altro tempo. Il suo viso si distendeva; poi, indulgente, conciliante, generoso, e arrotando le erre con meno ferocia, aggiungeva: 
“Si può anche dire: “Persino se di legno è”” 
E pronunciava: “lenio”. 

+ ‒ × : + ‒ × : + ‒ × : + ‒ × : + ‒ × : 

Nel quarto volume dei Ricordi d’infanzia del grande scrittore, traduttore, regista e drammaturgo marsigliese Marcel Pagnol (1895 - 1974), uscito postumo, si trova una curiosa “Prefazione" agli "Elementi di una nuova termodinamica”, scritta nel 1930, da cui ho tratto la deliziosa parte che riguarda la matematica. Spesso, con gli allievi della formazione professionale, mi sento tanto come Monsieur Cros. Traduzione e infedeli (ma necessari) adattamenti sono miei.

5 commenti:

  1. A metà tra il tenero e il terribile...

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  2. Mio padre (nato nel 1925, liceo classico): "Della sfera il volume qual è? Quattro terzi pigreco erre tre.

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  3. In Svitzera ci abbiamo il "pane Pagnol" (ma forse i Francesi ci hanno copiato). Non lo sapevi eh?
    http://www.lemonde.fr/style/article/2012/02/17/le-pain-reprend-des-couleurs_1644205_1575563.html
    Ciao
    yop

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    1. Ma secondo l'articolo il Pain Pagnol lo fanno a Parigi!

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    2. Ode à la Suisse.

      Les Fransè sont
      Des voyous,
      Nous ici et nous là-bas.
      Le pain Pagnol il est
      à nous!
      Qu'ils le veuillent
      ou pas.

      Invece come salame ci metto il Felino o la Corallina o quello di Fabriano, ma pure quello nostrano piemontese e quello di Milano, di Ivrea e di Macomer, di Varzi o di Napoli, veneto, calabrese o piacentino. Ma pure il ciauscolo regular o bastardo, il Crespone, la Fillata, la Filzetta e la Finocchiona. Per tacer delle soppresse, bresciane, calabresi e di Salerno.
      Ho sentito che i Fransè rivendicano pure queste. :D

      Ciao
      yop

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